29.3.11

Report incontro nazionale per l'AltraRiforma

Riporto di seguito il report della due giorni tenutasi alla Sapienza a Roma cui abbiamo accennato nei post precedenti.

Con Francesco Gabriella e Federico, in rappresentanza del Movimento Studentesco maceratese, ho preso parte ai workshops ed alle assemblee sulla democrazia e partecipazione, sul welfare e il diritto allo studio, sugli statuti universitari le tasse e i bilanci.

Ripropongo di seguito il report convinto che vada elaborata una riflessione sempre più complessa, che necessita di continuità ora che la politica non sembra in grado di rappresentare le istanze sociali che si moltiplicano.

Il Laboratorio si inserisce in questo ragionamento, che ci porterà a sostenere lo sciopero del 6 maggio ed i referendum del 12 giugno.

Stefano



Due giorni per l'AltraRifoma dell'università ,due giorni di confronto tra studentesse e studenti da tutt'Italia, due giorni che rappresentano una nuova tappa del percorso di costruzione di un’alternativa dal basso alla legge Gelmini. Ci siamo confrontati sui temi della partecipazione democratica, del welfare studentesco e universale, della didattica, del finanziamento degli atenei e intendiamo rilanciare la battaglia a tutto campo per il cambiamento reale e radicale dell’università, la lotta per trasformare l’università, per ripubblicizzarla, per renderla un luogo capace di diffondere saperi e costruire futuro.


È proprio questo percorso di contenuti, di analisi e di proposta, a permetterci di rivendicare pienamente la continuità tra le mobilitazioni di piazza di questi mesi e il nostro quotidiano lavoro di vertenzialità, rappresentanza e mutualismo. Non innalziamo bandiere sugli strumenti di lotta, bensì li utilizziamo per costruire il cambiamento che vogliamo, cioè un’università pubblica, democratica, universalmente accessibile, libera da qualsiasi condizionamento confessionale o di mercato, e in grado di essere il motore di un cambiamento radicale della società, della costruzione di un nuovo modello di sviluppo, della promozione dell’uguaglianza. Le contraddizioni della legge Gelmini e del fronte che l’ha sostenuta stanno evidentemente scoppiando in questi mesi: il processo di revisione degli statuti è nel caos, tra le varie caste baronali è guerra totale sui fondi e sulla governance, il presidente della Crui Decleva si è dimesso in anticipo per non affrontare l’applicazione della legge che lui stesso ha fortemente sostenuto. Pertanto la battaglia contro la legge Gelmini, all’interno delle commissioni statuto come nelle piazze, deve continuare fino in fondo, all’interno di quel generale fronte di mobilitazioni e vertenze per la costruzione dell’altra università.


Per questo l’ AltraRiforma, esperienza frutto dei limiti dell'Onda e della sua capacità di aprire nuove strade, rappresenta davvero l’unica alternativa possibile alla riforma Gelmini e alla non-università di oggi, l'unica possibile non per i suoi contenuti, ma perché è una riforma che nasce dalle studentesse e dagli studenti che vivono realmente l’università e che si sono mobilitati in questi anni per rivendicare la centralità dei saperi nel nostro Paese. Ripartire dai soggetti reali che vivono l’università come gli studenti i ricercatori, i precari è una condizione imprescindibile per costruire un processo di riforma che sia vivo ed efficace. Il carattere straordinario e innovativo dell'AltraRiforma sta proprio nel legame inscindibile tra proposta e mobilitazione, per questo l’AltraRiforma non è semplicemente un elenco di idee concrete per migliorare l’università italiana, bensì una pratica politica costante che pone al centro il tema dell’alternativa e della reale possibilità di cambiamento per questo Paese, abbracciando tutte le lotte sociali protagoniste di questo autunno.


Il tema della vittoria dei movimenti sociali non può, infatti, essere scollegato dalla capacità di costruire alternative dal basso, in contrapposizione con qualsiasi provvedimento imposto dall’alto che prova a restringere lo spazio dei diritti. Ma non ci limitiamo all'università, abbiamo tante altre idee di futuro per un’altra idea di paese. Proprio quest’autunno abbiamo ripreso quella “vertenza generale sul futuro” aperta dall’Onda del 2008, affermando con forza che la questione generazionale è una questione sociale. Abbiamo posto al centro del dibattito pubblico la nostra condizione, sospesa tra una formazione indebolita, svuotata, parcellizzata e la scelta ricattatoria tra la schiavitù della precarietà e la resa all’emigrazione. In questo senso la giornata del 9 aprile, “Il nostro tempo è adesso”, sui temi del lavoro precario rappresenta un’occasione da non perdere per rilanciare il tema della precarietà nel dibattito pubblico. Non ci interessa una mobilitazione puramente evocativa, bensì vogliamo che vengano messi in luce e affrontati con determinazione tutti i nodi del dibattito sul tema: la proliferazione delle forme contrattuali atipiche, l’assenza di diritti, garanzie e tutele sociali per chi non ha un contratto a tempo indeterminato. Vogliamo anche che si metta in luce il carattere esistenziale della precarietà, ovvero il generale processo di precarizzazione, mercificazione e colonizzazione di tutti i nostri tempi di vita. Questi temi vanno rilanciati e praticati anche sul piano vertenziale, costruendo in tutti i territori percorsi concreti, a partire da ciò che ci sta più vicino: gli stage e i tirocini, i praticantati, il lavoro nero.


Il nostro obiettivo è proprio svelare le connessioni tra tutti i soggetti sociali che stanno pagando la crisi, in vista dello sciopero generale del 6 maggio. Del resto il caso Fiat, negli ultimi mesi, ha reso definitivamente obsoleta ogni distinzione tra garantiti e non garantiti, di fronte alle leggi del profitto. La minaccia della delocalizzazione rappresenta la generalizzazione del ricatto della precarietà, il tentativo di assoggettare settori sempre più ampi della popolazione alle logiche dello sfruttamento, in un lungo percorso di disciplinamento e impoverimento.


Per questo è particolarmente importante il percorso di costruzione dello sciopero generale proclamato dalla Cgil per il 6 maggio. Non possiamo limitarci a portare la nostra solidarietà ai lavoratori, ma dobbiamo portare lo sciopero nelle università, realizzando un blocco reale del sistema della formazione e della ricerca. Il 6 maggio dobbiamo bloccare il Paese per sbloccare il futuro.


Per far ciò è necessario mobilitarsi anche nella giornata di azioni del 19 aprile, proposta dall’Unione degli Studenti, moltiplicandola sui territori e coordinandoci, per farne un'occasione per rendere palese il legame tra la crisi, la precarietà e la conoscenza, attraverso azioni e rivendicazioni legate al tema del welfare e dell’accesso ai saperi.La necessità di fare dello sciopero un momento di conflitto reale impone di investire su una partecipazione significativa sul piano della quantità e della qualità.


Ciò può avvenire solo attraverso un vero percorso di discussione e partecipazione all’interno delle facoltà, in grado di bloccare il 6 maggio tutti gli atenei e contribuire in maniera concreta e sostanziale allo sciopero generale. La nostra partecipazione sarà caratterizzata dai temi che ci accompagnano ormai da mesi: questione generazionale come questione sociale, lotta alla precarietà, rivendicazione di un nuovo welfare universale, lotta per la parità di genere contro il sessismo, lotta per difesa dei beni comuni e mobilitazione per la pace e il disarmo.


I temi globali intersecano da tempo la nostra agenda e la nostra analisi, e per questo la mobilitazione del 2 aprile per la pace, il disarmo e la democrazia in Libia ci vedrà di nuovo in piazza. Il nostro obiettivo è costruire un fronte ampio di opposizione sociale, che sappia legare tra loro il movimento per la pace e il percorso verso lo sciopero generale, fino all’appuntamento referendario di giugno. Le battaglie per la ripubblicizzazione dell’acqua, contro il nucleare e per le energie rinnovabili ci vedono già impegnati nei territori. Il nostro lavoro preparatorio può essere fondamentale per il raggiungimento del quorum, in particolare se riusciremo a costruire le condizioni materiali per una partecipazione massiccia al voto degli studenti fuori sede.


Ma le mobilitazioni per i beni comuni rappresentano anche e soprattutto l’occasione di costruire reti locali in difesa dei territori, in grado di fare da presidio di resistenza e di promuovere processi virtuosi di rilancio dei territori, all’interno dei quali sarà fondamentale il ruolo dei saperi per la riconversione ambientale e sociale dell’economia. Mobilitarsi per la pace, costruire uno sciopero generale vero e partecipato, vincere le battaglie referendarie significa porre le condizioni per un ribaltamento dei rapporti di forza in questo paese, per un’inversione di tendenza nei processi di precarizzazione e privatizzazione in atto da decenni. Tramite il protagonismo diretto dei soggetti sociali, abbiamo davvero l’opportunità di liberare l’Italia, porre fine al berlusconismo, dare alla nostra generazione un’alternativa alla fuga.


Hanno partecipato ai workshop e all'assemblea 227 studenti da 21 atenei italiani. Le realtà organizzate che vi hanno preso parte sono:

Assemblea Permanente Urbino, Ateneo Controverso – Cosenza, Collettivo duekappaotto – Campobasso, Coordinamento universitario Link Tuscia, LINK Benevento, LINK Fisciano – Salerno, LINK Bari, LINK Kollettivo Foggia, LINK Napoli, Link Roma, LINK Siena, LINK Taranto Lista di Sinistra – Trieste, Movimento Studentesco Macerata - Osservatorio Indipendente d'Ateneo – Udine, Panenka – Bologna, Sindacato degli Studenti – Padova, Sinistra Per – Pisa, Si Studenti Indipendenti – Torino, UDU Lecce

Nessun commento:

Posta un commento