1.3.11

Celestini: riprendiamoci le scuole, compagno Silvio!

Un tracciato politico valido per un sindacato studentesco, per un'associazione di professori, per un laboratorio...
Di Ascanio Celestini. Tratto da l'Unità del 1 marzo.
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Sono d'accordo con Berlusconi, la scuola pubblica ha "un'influenza deleteria" e propaganda "culture politiche, ideologie e interpretazioni della storia che non rispettano la verità", infatti mio figlio ha appena quattro anni e invece di avere un insegnante che gli parla in inglese ne ha una che gli fa religione. Qualcuno fin da quando andavo io a scuola diceva che l'insegnante di religione in realtà insegna "storia delle religioni" e allora perché non mandano un laureato in antropologia?

E poi perché un bambino di quattro anni (ma anche uno di dieci o dodici) dovrebbe studiare Ernesto De Martino o James Frazer? Infatti non lo fa. A scuola non si studia antropologia e gli insegnanti di religione non entrano nella scuola attraverso gli stessi canali dei loro colleghi. In più c'è un'altra distorsione ideologica che non mi piace nella scuola (pubblica o privata) ed è la presenza di un solo insegnante: uno per tutti e cinque gli anni alle elementari e comunque uno alla volta negli anni successivi.

Quando un individuo, anche se adulto, preparato e intelligente, si pone da solo davanti a un gruppo finisce per diventare autoritario. Credo che nella scuola ci debba essere maggior presenza di insegnanti per evitare l'autoritarismo a favore dell'autorevolezza. Basta entrare in una classe e senza la presenza degli studenti ci accorgiamo che la disposizione stessa dei banchi rispetto alla cattedra pone gli studenti uno scalino al di sotto rispetto all'insegnante. Per non parlare poi delle condizioni degli edifici scolastici che spesso sono al limite (o oltre) delle condizioni di agibilità. Nel liceo statale che frequentavo io non c'era né palestra, né aula magna, né scale di sicurezza.

Non serviva sabotare la scuola o telefonare per dire che c'era una bomba: bastava chiamare i pompieri. In più la scuola pubblica è ancora troppo chiusa su se stessa, mentre dovrebbe essere un presidio di civiltà aperto alla cittadinanza. All'uscita degli studenti dovrebbe seguire l'entrata dei cittadini che potrebbero frequentare la scuola per corsi, incontri, assemblee e anche spettacoli e dibattiti o persino per motivi ludici.

Nella borgata in cui abito io non c'è¨ né il verde pubblico, né un vero luogo di incontro che non sia privato e a pagamento come la pizzeria o il bar: se la scuola media e elementare si aprissero a tutti noi cittadini credo che sarebbe un grande passo avanti. Dunque sono d'accordo col Presidente Berlusconi: questa scuola è ancora troppo legata a una cultura di destra che la vede come un parcheggio o al massimo un diplomificio.

Riprendiamoci le scuole, compagno Silvio! Lasciamo che la scuola privata cammini orgogliosamente sulle sue gambe e non imbrogliamola col solito assistenzialismo pubblico. Sono sicuro che Bagnasco sarà d'accordo con noi. Dare i soldi ai preti significa assoggettarli e noi vogliamo una libera Chiesa in un libero Stato.

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