28.6.11

Le vere bombe sono le idee (Alexandros Panagulis)

Tra le tante esperienze politiche stimolate e 'piccole rivoluzioni' compiute da e con  il Laboratorio Giovanile Sociale, c'è sicuramente quella del Picchio, giornale scolastico promosso da alcun@ ragazz@ della Rete degli Studenti, nonchè di LGS. Tre edizioni hanno visto le stampe in questi mesi, con la collaborazione della CGIL, fedele supporto in tante nostre iniziative. Il giornale è stato distribuito in QUASI TUTTE le scuole superiori di Macerata, con una tiratura di diverse centinaia di copie e una diffusione davvero inedita nella nostra città.
Ecco il primo di una serie di articoli del Picchio che pubblicheremo nei prossimi giorni... Il cambiamento viene dal basso, e vogliamo moltiplicarne la portata...

Questo giornalino, questo editoriale, queste parole, saranno lette da pochi di quei ragazzi cui intendiamo rivolgerci, troppo occupati ad aprire la consueta pagina sportiva, troppo ignoranti o indifferenti per non capire in che razza di paese vivono. 
L’Italia non è più una democrazia, e chissà se lo sia mai stata: proprio in questo momento è in atto “un golpe strisciante”, come lo definisce Umberto Eco. “Quando una trasformazione delle istituzioni del Paese avviene passo per passo, è difficile dire che ciascuna, presa di per sé, prefiguri una dittatura. Si può dire che il lodo Alfano prefiguri una tirannia? Sciocchezze. E la legge intercettazioni attenta davvero alla libertà d' informazione? Ma suvvia». Ecco, le modificazioni della nostra Costituzione non si avvertono per singole leggi, non per i singoli tratti di un becero disegno, ma il popolo finisce per assorbire, indifferentemente e inesorabilmente, i cambiamenti prodotti dai governi. E non è finita qui; già Platone scriveva che la democrazia non è tale se il popolo non è educato, e io aggiungo, informato della verità; per cui come possono essere gli italiani a conoscenza della realtà dei fatti se un presidente del consiglio è padrone diretto da un lato e indiretto dall’altro della maggioranza dei media, dalle rete televisive ai giornali e alla radio?
Giorni fa discutevo con un’amica piuttosto pessimista sulla situazione attuale; il suo pensiero può essere così sintetizzato: ci ho provato, ma smetto di lottare contro il sistema perché è totalmente inutile, la gente non capisce e io devo pur vivere la mia vita. Tutto giusto. In tanti la pensano così. Io inizialmente le diedi ragione: chi te lo fa fare, di perdere tempo con inutili manifestazioni, volantinaggi, riunioni, insomma tentativi di smuovere un po’ le coscienze? Perché sacrificarsi per un gregge di pecore pronto perfino a ridicolizzarti quando ti batti per lui? 
Subito dopo, però, le risposi che da che mondo e mondo è grazie al sacrificio di pochi e testardi uomini che i regimi, le dittature, gli aberranti periodi della storia sono mutati, e che i popoli hanno potuto assaporare tempi di libertà. Perché in fondo, è questo l’unico modo di esistere quando sei un uomo, una donna, una persona e non una pecora del gregge: battersi anche se si capisce di battersi a vuoto, anche se si sa di perdere, come un folle Don Chisciotte lanciatosi contro i mulini a vento. 
Io non ne posso più nemmeno delle ideologie sbandierate come bandiere, come si sapesse davvero ciò che rappresentano, e per questo dovremmo tutti comprendere ciò che aveva capito Alexandros Panagulis, rivoluzionario e poeta greco, di cui trovate un articolo su questo numero.
Scriveva che “questa è l’epoca degli ismi. Capitalismo, comunismo, storicismo, sindacalismo, fascismo, socialismo, nazismo: e nessuno s’accorge che ogni "ismo" fa rima con fanatismo. Nessuno s’accorge che ogni ideologia non regge proprio perché diventa dottrina, e ogni dottrina cozza contro la realtà della vita, l’incatalogabilità della vita”, e diviene poi l’eterna, perversa, imposizione di regime. E semmai la libertà è l’unico “ismo” possibile.
Io non mi aspetto di veder realizzate velleità sociali, non il veder costruire una nuova idea di democrazia e nemmeno che queste poche parole vi facciano intravedere qualcosa o schiudere domande; io vi dico di cercare la vostra personale verità, ma di cercarla da soli, non prendete per buone le altrui opinioni, e non fatevi ingannare da quei governanti che gridano nelle piazze quando la parola Popolo la indossano come mutande. 
D’ora in avanti, a partire dal prossimo anno scolastico, il Picchio vi darà una ogni mese un buon motivo per indignarvi, e non solo: vi suggeriremo cosa potete fare, nel vostro piccolo, per cambiare questo paese. Buona lettura. E buona estate.

Leonardo Gironella - LGS e Rete degli Studenti Medi

27.6.11

Fermatevi!

 Riportiamo l'appello contro l'intervento della polizia in Val di Susa contro i presidi NO TAV. Promotori: Paolo Beni, Marcello Cini, Luigi Ciotti, Beppe Giulietti, Maurizio Landini, Alberto Lucarelli, Ugo Mattei, Luca Mercalli, Giovanni Palombarini, Valentino Parlato, Livio Pepino, Carlo Petrini, Rita Sanlorenzo, Giuseppe Sergi, Alex Zanotelli

26 giugno 2011

I referendum del 12 e 13 giugno hanno cambiato lo scenario politico ponendo al centro dell’attenzione pubblica i beni comuni e il bene comune. Di fronte a noi – ai milioni di donne e uomini che hanno contribuito al successo referendario – sta ora l’obiettivo di costruire una agenda politica in grado di mettere in campo un nuovo progetto di società, di sviluppo e di partecipazione democratica. Di questa prospettiva c’è oggi un banco di prova non eludibile: lo scontro tra istituzioni e popolazione locale sull’inizio dei lavori di costruzione, in Val Susa, di un cunicolo esplorativo in funzione preparatoria del tunnel di 54 km per la progettata linea ferroviaria ad alta capacità Torino-Lione. Per superare la situazione di stallo determinata da tale scontro si prospetta un intervento di polizia (o addirittura militare) che rimuova le resistenze in atto. Sarebbe una soluzione sbagliata e controproducente. Ci possono essere opinioni diverse sulla necessità di potenziare il tra-sporto ferroviario nell’area e sulle relative modalità ma una cosa è certa. La costruzione della linea ad alta capacità Torino-Lione (e delle opere ad essa funzionali) non è una questione (solo) locale e l’opposizione delle popolazioni interessate non è un semplice problema di ordine pubblico. Si tratta, al contrario, di questioni fondamentali che riguardano il nostro modello di sviluppo e la partecipazione democratica ai processi decisionali.

Per questo, unendoci ai diversi appelli che si moltiplicano nel Paese, chiediamo alla politica e alle istituzioni un gesto di razionalità: si sospenda l’inizio dei lavori e si apra un ampio confronto nazionale (sino ad oggi eluso) su opportunità, praticabilità e costi dell’opera e sulle eventuali alternati-ve. In un momento di grave crisi economica e di rinnovata attenzione ai beni comuni riesaminare senza preconcetti decisioni assunte venti anni fa è segno non di debolezza ma di responsabilità e di intelligenza politica.

Cariche in Val Susa guerra annunciata

Tratto da www.ilmanifesto.it. La democrazia è qualcosa di più di un voto alle elezioni. E' condivisione delle scelte, è riconoscimento del fatto che la gestione del territorio non è delegata agli amministratori, ma va comunque costruita con chi viene direttamente coinvolto nelle decisioni che questi prendono.

Stamattina alle otto lo sfondamento della barriera innalzata dai manifestanti che da giorni presidiano la Maddalena per impedire l'apertura dei cantieri per la Tav. Poi i lacrimogeni. Gli agenti delle forze dell'ordine che scortano una ruspa. E i manifestanti che cercano di resistere, lanciando pietre. Poi la guerra. Inutile la mediazione di alcuni esponenti degli enti locali, che hanno cercato di evitare l'attacco. Si aprla di tende andate al fuoco e di un lancio di lacrimogeni fittissimo nell'area del campo base dove ad un certo punto si sono concentarate le persone. "un lancio senza senso, solo per gasare la gente", ha denunciato il segretario di Rifondazione comunista Paolo Ferrero, che proprio ieri sul manifesto aveva lanciato un appello affinché il presidio No Tav non fosse lasciato solo. I manifestanti hanno cominciato a scappare, per cercare di sfuggire alla polizia

Ma i leader della rivolta hanno spiegato che non intendono arrandersi, e che non ci sarà alcun inizio dei lavori. «Abbiamo perso un round, non la guerra». Lo ha detto Alberto Perino subito dopo  lo sgombero dell'accampamento dei No Tav a Chiomonte, del leader del movimento. «Oggi - dice - è andata come di pensava che andasse. Noi abbiamo resistito poi le forze dell'ordine hanno sparato migliaia di lacrimogeni. Adesso dobbiamo portare via tutti i materiali dalla Maddalena. Poi vedremo il da farsi, di certo non siamo sconfitti».

Ma che ormai la decisione di proseguire con i lavori della Tav è presa, e che tutti i "poteri" si sono ricompattati intorno al progetto fortemente osteggiato dalla popolazione. Nonostante la motivazione che viene presentata per giustificare la repressione sia il "ripristino della legalità": "Un Paese civile e democratico come l'Italia non può permettersi la permanenza di un presidio come quello del 'villaggio Maddalena' al di fuori della legalità", ha detto la presidente di Confindutria Emma Marcegaglia. «La Tav è un'opera fondamentale - aggiunge Marcegaglia a margine dell'assemblea di Federchimica a Milano - per lo sviluppo dell'Europa e un'infrastruttura importante per mantenere i collegamenti italiani a livello internazionale. Per questo è fondamentale che i cantieri partano entro fine mese per non perdere la quota di finanziamento europeo», conclude il presidente di Confindustria.

Il presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota,  è tornato a  ripetere che chi si oppone alla Tav è un soltanto una piccola percentuale della popolazione: «la Tav è un'opera assolutamente necessaria per il Piemonte e per l'intero sistema Paese. Non si può confondere - ha aggiunto - la posizione della Val di Susa con l'azione di violenti facinorosi. Le forze dell'ordine stanno facendo rispettare la legalità e - ha concluso Cota - a loro va il mio pieno sostengo e solidarietà». Eppure è certo che la protesta, la resistenza, le motivazioni che in tutti questi anni hanno opposto i militanti No Tav a chi ha sempre e solo ripetuto che quella dell'Alta velocità è una tratta "necessaria" raccoglie certamente simpatia e appoggio: non è un caso che, nonostante la crisi, stamattina molte fabbriche del piemontese siano entrate in sciopero di solidarietà. Mentre le donne di Chiomonte hanno appena occupato il Comune.

A Roma si svolgerà oggi pomeriggio alle 16 a piazza Colonna un presidio di solidarietà.
A Milano l'appuntamento è alle 18 a piazza San Babila.
A Reggio Calabria davanti alla Prefettura in piazza Italia appuntamento alle ore 18.
Genova si sta già mobilitando: dalle ore 11 davanti alla Prefettura.
Bologna si dà appuntamento a piazza Nettuno alle 18.
A Torino alle 15,30 davant alla sede del Pd in via San Francesco d'Assisi.
A Napoli alle 17 a piazza Plebiscito.

Per leggere l'appello: http://lgsmacerata.blogspot.com/2011/06/fermatevi_27.html

23.6.11

Comune, comunità, comunismo

Anna Curcio (a cura di) Comune, comunità, comunismo, Teorie e pratiche dentro e oltre la crisi, Verona: ombre corte – collana Uninomade, 2011.


Come immaginare un’“alternativa” nel pieno della crisi economica globale? Costruendo un’interlocuzione tra il pensiero dell’operaismo rivoluzionario e il marxismo althusseriano, il volume prova a dare delle risposte interrogando l’attualità del comunismo. Il punto di partenza è il dibattito internazionale sui commons, che qui viene ripensato in modo critico e innovativo. La conversazione tra Antonio Negri ed Étienne Balibar, in apertura del libro, offre gli strumenti concettuali e chiarisce la posta in palio del confronto: “ritornare” a Marx contro le ortodossie marxiste e i socialismi realizzati, ovvero condurre Marx dentro le lotte del presente globale. Qui si confrontano le differenti ipotesi, tra chi cerca il comune nello spazio di una comunità da reinventare, oppure dentro le resistenze e i rapporti di produzione. Il volume propone così una straordinaria cassetta degli attrezzi per il pensiero critico e radicale, per le lotte e le sfide politiche del XXI secolo e per le pratiche che stanno disegnano un nuovo orizzonte di libertà ed eguaglianza.

Indice
Introduzione
Comune, comunità, comunismo. Ripensare Marx al tempo della crisi
di Anna Curcio
Comune, universalità e comunismo. Una conversazione tra Étienne Balibar e Antonio Negri
a cura di Anna Curcio e Ceren Özselçuk
Il comune nel comunismo
di Michael Hardt
Cinque tesi sul comune
di Gigi Roggero
Le differenze nel comune
di Anna Curcio
Ri/generare il feudalesimo. Riconsiderare i modi di produzione
di S. Charusheela
Soggettività, classe e “forme di rapporto dei membri della comunità”
di Jack Amariglio

Per una critica della soggettività biopolitica. Jouissance e antagonismo nelle forme di rapporto tra i membri della comunità
di Yahya M. Madra e Ceren Özselçuk

Le nostre ultime iniziative a Macerata: http://lgsmacerata.blogspot.com/2011/04/iniziative-costruire-bene-comune.html

18.6.11

L'analisi: Verso un manifesto dei beni comuni

di Alberto Lucarelli, assessore ai beni comuni di Napoli, sul Manifesto del 14/06/2011


Oggi, a due settimane dai trionfi di Napoli e Milano e a dieci anni dal G8 di Genova, festeggiamo la vittoria del referendum sull'acqua e soprattutto un nuovo modo di fare Politica. È nato un nuovo laboratorio politico, si è raggiunta una vittoria voluta con tutte le forze dal forum dei movimenti per l'acqua e da tutta quella cittadinanza attiva che progressivamente ha capito la necessità di riconquistare se stessi e soprattutto la voglia di far politica e di vedere affermati i propri diritti. Il movimento referendario ha avuto la forza e il coraggio, sin dall'inizio del suo percorso, di declinare un nuovo modo di fare politica, di esprimere nuove soggettività, al di fuori del sistema dei partiti.
Partiti in pochi, ma decisi e già consapevoli dei saccheggi che si stavano realizzando sui beni comuni, il movimento con coerenza, rigore, umiltà, forza di ascolto e di inclusione ha saputo e voluto raccogliere e declinare il "grido" di Genova 2001, dichiarando l'esigenza di uscire dalle logiche proprietarie e individualistiche, per affermare spazi e beni comuni dove poter esercitare e veder soddisfatti i propri diritti. Oggi si raccoglie il frutto di una semina non compresa, sbeffeggiata, avversata dall'establishment istituzionale, ma anche una semina che i più avvertiti avevano compreso che avrebbe determinato un'inversione di rotta e spezzato quell' intreccio affaristico tra borghesia mafiosa, politica, economia e pezzi deviati dell'amministrazione pubblica.
A partire dal 2001 si è aperto in Italia, attraverso il ruolo determinante di tante realtà locali e di tante pratiche sociali, la battaglia dei beni comuni contro la privatizzazione selvaggia dei diritti di cittadinanza ma anche contro gli abusi di un pubblico sempre più corrotto e contaminato da interessi particolari. Si è riusciti a liberare il concetto vuoto di partecipazione dai formalismi giuridico-istituzionali e dai giochetti della democrazia formale; si sono contrastati con fermezza ipocriti meccanismi di cooptazione o di strumentalizzazione.
La truffa "normativa" della partecipazione è stata smascherata sviluppandosi all'esterno e a volte anche contro i meccanismi legislativi che miravano ad irretirla. A partire dalla vittoria di oggi pretenderemo che le politiche pubbliche (nazionali e locali) non siano più calate dall'alto e che le istanze partecipative, elemento decisivo per la gestione dei beni comuni, si trasformino in veri diritti, espressione di antagonismo, proposta, gestione e controllo. Tutti i comuni dovranno adottare delle delibere che impongano l'affermazione della democrazia partecipativa, sperimentando anche laddove non previsto dalla legislazione vigente reali ed effettive forme di coinvolgimento.
La vittoria di oggi è la prova che partecipazione e beni comuni sono nuove categorie che stanno contribuendo alla nascita di nuove soggettività politiche fuori ed oltre il sistema dei partiti. Attraverso le battaglie sull'acqua, ma direi in senso più ampio attraverso le battaglie a difesa del lavoro, del territorio, dell'università pubblica, dei diritti dei migranti, contro il nucleare e gli inceneritori, i cittadini si riapproprieranno del diritto di esprimersi sui beni comuni, sui beni di loro appartenenza, su quei beni che esprimono utilità funzionali all'esercizio dei diritti fondamentali. Sono avvertiti tutti quei comuni compiacenti che preferiscono fare affari con i privati piuttosto che difendere i beni della comunità. Questi amministratori si troveranno di fronte cittadini pronti a reagire a veri e propri piani di svendita dei servizi pubblici locali oltre che del patrimonio pubblico. Le comunità locali non sono più disposte a tollerare dei municipi gestiti da giunte che, unitamente a "pezzi" della borghesia mafiosa, perseguono interessi particolari, assumendo decisioni «non partecipate e calate dall'alto». Da oggi obiettivo politico primario sarà la realizzazione di un governo pubblico e partecipato dei beni comuni, in una prospettiva di effettivo cambiamento.

16.6.11

Giornata Mondiale del Rifugiato

Lunedì 20 giugno si celebra la Giornata Mondiale del Rifugiato. In questa occasione, il comune di Macerata organizza alcune iniziative di sicuro interesse.

13.6.11

Elementi a caldo per un'analisi del referendum.

Magnifico! Meraviglioso! Il raggiungimento del quorum e la netta vittoria dei Sì ha un carico politico inimmaginabile. Alcune considerazioni:
1) è la vittoria dei comitati. I movimenti, le associazioni, i giovani, i singoli cittadini si sono riappropriati della politica nella maniera più essenziale: con la militanza, con i volantinaggi e gli attacchinaggi abusivi, con le strette di mano e le parole spese, portando la gente a votare.
2) è la vittoria del bene comune. 3 dei 4 quesiti avevano a che fare direttamente con la privatizzazione delle risorse o del territorio. La netta vittoria dei Sì sostiene l'indisponibilità del territorio e dell'acqua, l'inalienabilità delle risorse. In sostanza, perde il mercato, vince la messa in comune.
3) è la vittoria dei nuovi media e condivisione delle informazioni: social networks, blog, siti, ma anche flash mob; allo stesso tempo, è la sconfitta della TV che boicotta, ed in special modo della TV pubblica;
4) la vittoria in tutti e 4 i quesiti è determinata dalla centralità delle questioni sovraesposte; l'abolizione del legittimo impedimento è stata trainata dai quesiti 'sociali' maggiormente pubblicizzati; il referendum testimonia così che l'intera strategia dell'opposizione fondata in questi anni sulla critica alla legalità o alla moralità del premier è assolutamente inconsistente se posta accanto alle questioni sociali che devono avere centralità.
5) la strumentalità dei partiti; Sinistra Ecologia e Libertà e Federazione della Sinistra hanno sostenuto i 4 quesiti fin da principio, l'IDV solo quello sul legittimo impedimento (cfr ragionamento sopra), così come il PD, che tuttavia nemmeno ha promosso la raccolta firme; e oggi rivendicano pseudo-paternità o deducono una legittimità verso di loro che non esiste. Il PD (come Repubblica, il Riformista, l'Unità) ha esplicitamente sostenuto i quesiti solo pochi giorni fa, tant'è vero che non ha minimamente contribuito economicamente ad una campagna fatta con le risorse di pochi. Tralascio gli altri partiti, che nulla hanno a che vedere con progetti politici seri.
6) l'imbarazzo della maggioranza: le frasi e analisi contraddittorie del nostro Primo Ministro, di membri del Governo, di esponenti di spicco di PdL e Lega dimostrano che dinnanzi all'incalzare di una politica nuova e radicale (nelle forme, nei metodi, nelle pratiche, nei contenuti) non c'è giochino che tenga, monarchia che sopravviva.
7) a livello socio-culturale, la composizione delle soggettività che hanno generato questo successo è molto simile a quella che in Nordafrica ed Europa scende in piazza: democrazia radicale, lotta alle privatizzazioni ed ai privilegi, costruzione di un orizzonte che faccia del comune l'elemento cruciale del vivere comunitario; dobbiamo dunque chiederci quanto la nostra mobilitazione per il referendum abbia di simile alle esperienze degli altri Paesi, quanto ne sia la declinazione specifica, quanto rischi di essere canalizzata in un orizzonte politico (quello del centro-sinistra) che non lo rappresenterebbe a pieno.
8) non è un voto contro Berlusconi. È molto di più. È un voto contro ciò che Berlusconi ha rappresentato meglio di altri: la potenza del capitale finanziario; l'autorappresentazione della 'classe partitica' separata dal corpo politico e sociale reale, con cui crea un rapporto mediatico-giocoso che mira solo ad un consenso elettorale di medio-breve periodo; l'appropriazione da parte del privato dei beni di tutti che possono essere comuni e co-gestiti; la distanza dal territorio; il vecchiume di chi è al potere;
9) un richiamo a Macerata: il 61% di votanti oggi rappresenta 12 punti percentuali in più degli elettori che due settimane fa sono andati a votare al ballottaggio; in realtà, a questo 49% andrebbe levato un ulteriore 6% di persone che quel giorno la scheda l'hanno annullata; dunque, il 61% vuole l'acqua pubblica, ripudia il nucleare, mentre il Presidente della Provincia viene eletto all'incirca con il 24% dei voti; e oggi intende premiare anche chi gli si è contrapposto (SEL).
10) questa clamorosa distanza qualitativa e quantitativa tra i due voti va interrogata dalle forze della sinistra, che possono e vogliono costruire una società dei beni comuni in grado di superare il regno del mercato e delle diseguaglianze attuale; quello spazio rappresenta lo scarto tra quel che oggi è la l'alternativa politica, e quello che la politica dell'alternativa è nel cuore e nelle potenzialità di una cittadinanza già attiva; su questo vuoto va edificata una proposta politica che rimetta al centro una nuova democrazia, una nuova idea di diritti, una nuova prospettiva comune.


Stefano - Laboratorio Giovanile Sociale

Le nostre ultime iniziative sul Bene Comune: http://lgsmacerata.blogspot.com/2011/04/iniziative-costruire-bene-comune.html

Abbiamo vinto il referendum!!!

Abbiamo vinto!!!!!!!E' meraviglioso... Settimane di fatica per raggiungere il quorum e vincere il referendum!!!

INVITIAMO TUTTI AD ESSERE PRESENTI ALLE ORE 18.30 IN PIAZZA DELLA LIBERTA' per la FESTA DEL REFERENDUM!!!!

Rimandiamo ai prossimi giorni commenti e analisi (ed anzi, se qualcuno vuol scrivere, è liberissimo di farlo!!) per festeggiare la vittoria della politica vera, quella che parte dai bisogni reali e che rifiuta il ricatto del mercato, delle lobbies, della mercificazione dei beni comuni. Una vitoria che sentiamo nostra, per le pratiche e le idee messe in campo in questi mesi.

A presto



LGS Macerata

8.6.11

4 SI al referendum





Da ormai molte settimane il comitato '2 si per l'acqua bene comune', di cui facciamo parte, lavora incessantemente a Macerata per portare la gente a votare, attraverso volantinaggi, iniziative, flash mob.

Come Laboratorio Giovanile Sociale abbiamo dato il nostro contributo nelle scuole, nelle piazze, nei luoghi di lavoro e in tutta la città, e pensiamo che in questi ultimi giorni ancor di più si debbano unire tutte le forze per portare la gente a votare 4 SI: per l'acqua pubblica, per un territorio denuclearizzato, per una giustizia uguale per tutti.


In un momento di grandi stravolgimenti, con la generazione precaria in piazza a pretendere diritti sociali e democrazia radicale, tanto in Nordafrica quanto in Spagna, Grecia e altre realtà europee, la grande mobilitazione italiana per i beni comuni vive in questi giorni un passaggio fondamentale: in gioco c'è la difesa del diritto alla vita; c'è in gioco la democrazia e il controllo sulla produzione energetica e la fornitura di acqua; c'è in gioco la difesa del fondamentale principio costituzionale dell'eguaglianza dei cittadini.

Il sostegno verbale di molte forze politiche che negli ultimi giorni stanno promuovendo i 4 SI è nulla in confronto alla grandissima mobilitazione di giovani, associazioni, movimenti universitari e singoli che stanno davvero riempiendo di contenuti lo spazio pubblico e restituendo la politica ai cittadini.

Il lavoro nostro e di tutti coloro che nel nostro territorio credono nella 'società dei beni comuni' sta generando una ventata di aria pulita che restituisce e restituirà speranza e futuro anche alla nostra città di Macerata.


Laboratorio Giovanile Sociale


7.6.11

Il manifesto dell'associazione "Alternativa Ribelle - Ribalta"

Sabato e domenica io e Francesco, assieme ai compagni Federico ed Enrico della Fgci di Fermo, siamo stati a Roma per prendere parte all'assemblea costitutiva dell'associazione 'Alternativa Ribelle - Ribalta'. In sostanza, le giovanili della Federazione della Sinistra danno luce ad un'associazione di carattere politico, culturale e ricreativo, che riparte dai territori per tessere la rete dell'alternativa, far emergere i conflitti e dare delle risposte. Come Laboratorio accogliamo positivamente la nascita di questo movimento, che implicitamente riconosce i meriti della nostra stessa esperienza di Laboratorio Giovanile Sociale come luogo di sperimentazione politica radicato territorialmente e in grado di aprire spazi per altre-pratiche. Penso, e pensiamo, che questi percorsi si possano e debbano incrociare a Macerata, nelle forme che riteniamo più opportune, per far sì che tutt* coloro che credono nella costruzione della 'società dei beni comuni' (per citare Cacciari) si ritrovino insieme e sempre più diano vita a percorsi nuovi di democrazia dal basso e riappropriazione del lavoro e degli spazi sociali.

Stefano



Pubblichiamo di seguito il manifesto dell' associazione "Alternativa Ribelle - Ribalta", sintesi dei due giorno di workshops e discussione.


Per la prima volta dalla nascita della Repubblica le nuove generazioni hanno prospettive ed aspettative peggiori di quelle precedenti. Dopo la fase espansiva dei diritti e del benessere del secondo dopoguerra siamo ormai da anni entrati in una fase regressiva. Il capitalismo ha portato a termine la sua rivoluzione passiva, imponendo un’ideologia che ha progressivamente scardinato le “grandi narrazioni” popolari e democratiche del Novecento e imposto una cultura dell’individualismo e dell’egoismo che ha accompagnato i processi di parcellizzazione del ciclo produttivo e di frantumazione del movimento delle lavoratrici e dei lavoratori.
I diritti sociali conquistati in anni di lotte e che sembravano ormai acquisiti vengono gradualmente smantellati: non abbiamo alcuna certezza di poter ottenere un'istruzione di qualità, un lavoro appagante e non precario, un salario dignitoso, l'accesso a forme di welfare e alla garanzia di una pensione. La precarietà, raccontata come flessibilità a partire dagli anni '90, ha invaso ogni aspetto della vita, non solo nel mondo del lavoro. È ciò che segna la nostra generazione e la contraddistingue, la rende quasi “unica”. L'aggregazione e l'organizzazione delle soggettività sono pratiche sempre più rare, perché a questa generazione precaria viene prospettato un orizzonte meramente individuale, in cui le generazioni e i lavoratori vengono costretti ad un conflitto fra loro che ci profilano come insanabile ed inevitabile. Proprio in virtù di quest'attacco così potente al nostro futuro, questa generazione ha smarrito la fiducia nella politica quale strumento di trasformazione e cambiamento della propria esistenza. Tuttavia il conflitto è esploso, anche in forme inedite, specie laddove l'offensiva è stata più dura. Si tratta infatti della generazione che ha dato vita a uno dei più grandi movimenti studenteschi della storia del Paese, ha fatto proprie le lotte degli operai di Pomigliano e di Mirafiori per il lavoro e la democrazia, ha reclamato, assieme alle migliaia di migranti che popolano le città italiane, diritti di cittadinanza e diritti sociali per tutti. E' una generazione che non ha scordato la Resistenza, e che contrasta i rigurgiti di neofascismo, xenofobia, razzismo, antisemitismo; una generazione che sente come proprie le battaglie delle donne e del movimento GLBTQI, consapevole che la dignità, così come il diritto ad un amore e ad una sessualità libere e autodeterminate, sono condizioni determinanti per una società davvero democratica.
È la stessa generazione che è scesa in piazza appena gli aerei del colonialismo occidentale sono decollati dalle nostre basi per portare morte e distruzione, scegliendo senza equivoci di stare dalla parte giusta, contro la guerra e dalla parte dell'autodeterminazione dei popoli, guardando con grande speranza alle rivolte che hanno attraversato il mondo arabo, il Maghreb, il Medio Oriente, la Spagna e scorgendo in esse il seme dell’insorgenza di una generazione pronta a riprendere in mano il proprio destino. Sempre la stessa generazione che ha dato vita ai comitati per l'acqua pubblica, a quelli contro il nucleare, portandoli nelle università, nei luoghi di lavoro, con la consapevolezza che le questioni ambientali, della sostenibilità del nostro pianeta, della finitezza delle risorse, sono determinanti nella costruzione dell'altro mondo possibile. Su questo solco mettiamo insieme le nostre energie, per un lavoro comune che serva a ritessere le connessioni tra gli esseri umani, tra i saperi e la coscienza critica, tra l’indignazione privata e la lotta collettiva, tra il presente e il futuro. Dopo anni di arretramento e sconfitte vogliamo tornare a costruire il nostro tempo, per l’oggi e per il domani, siamo stanchi di dover ripiegare e difenderci, è ora di attaccare, di prenderci ciò che ci spetta! Vogliamo costruire un luogo, fisico e ideale, che aggreghi attorno all’iniziativa e alla proposta politica, alla promozione culturale, al dinamismo delle idee. Un luogo che crei l’identità, l'immaginario e la pratica di chi, nel presente e per il futuro, lotta contro lo sfruttamento e per la piena libertà delle donne e degli uomini. Per superare le frammentazioni tra i soggetti che si battono per la trasformazione e il cambiamento, superando l’odioso conflitto generazionale nel quale ci vogliono rinchiudere, per superare così la dicotomia tra chi ha diritti e chi non li ha, tra chi ha un passato da ricordare e chi non ha un futuro da programmare. Nasciamo da queste esperienze, con un'idea complessiva di società da costruire attraverso percorsi partecipati e aperti. Il nostro programma ha vissuto e vive nelle lotte reali. Per abrogare la precarietà, mettendo al centro i contratti a tempo indeterminato e il salario minimo. Per aumentare le risorse destinate all'istruzione, tagliando le spese militari e le missioni di guerra. Per costruire un Paese fondato sulla ricerca e sullo sviluppo, abbattendo il lavoro nero. Per un sistema economico, sociale e culturale epurato da qualsiasi forma di criminalità organizzata. Per una società priva di ingerenze vaticane e religiose. Per tutto questo noi oggi, dopo due anni durante i quali abbiamo fatto crescere il progetto unitario nei territori prima ancora che al centro, siamo finalmente uniti: diamo vita ad Alternativa Ribelle (Ribalta), a partire dall'impegno dei Giovani comunisti e della Fgci, in forma di rete nazionale di nodi territoriali, fondata sui principi della democrazia sostanziale, in cui organizzare la nostra pluralità ed essere finalmente più uniti e quindi più forti.

3.6.11

La rivoluzione del «bene in comune»

di Alberto Lucarelli, membro del comitato '2 sì per l'acqua bene comune' e possibile assessore ai beni comuni nella giunta de Magistris - tratto da Il Manifesto del 1 giugno 2011


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La straordinaria vittoria di Luigi de Magistris a Napoli ha radici profonde. Non ha nulla, così come vuol far credere qualcuno, di improvvisato, non è una mera espressione di rabbia, protesta e antipolitica, ma piuttosto si basa sulla valorizzazione del lavoro svolto da anni da comitati, associazioni, movimenti, in particolare per quanto riguarda la battaglia per la difesa dei beni comuni e della giustizia sociale.
Con il successo del 30 maggio si è venuta a realizzare una perfetta armonia tra democrazia della partecipazione e democrazia della rappresentanza. Finalmente la nuova rappresentanza politica non sarà più espressione di scelte burocratizzate e calate dall'alto, ma al contrario espressione di idee, azioni e pratiche sociali rappresentate da cittadini attivi che hanno svolto negli anni la propria azione politica al di fuori delle istituzioni. Così come la raccolta del milione e mezzo di firme per il referendum contro la privatizzazione dell'acqua è stata possibile perché alle spalle c'è stato un lavoro continuo e costante dei comitati locali che hanno declinato le istanze partecipative attraverso il conflitto, il controllo, la proposta, così il «fenomeno partenopeo» che, come ripete de Magistris, è già «oltre Berlusconi», è stato possibile grazie al fermento sociale presente nel territorio.
Napoli da anni soffriva della presenza di una «cappa» soffocante, espressione di un blocco politico e sociale trasversale che impediva alle energie diffuse, soprattutto rappresentate dai giovani, ma non solo, di potersi esprimere. Tuttavia negli ultimi dieci anni queste energie e la voglia di fare politica a Napoli si sono progressivamente imposte e hanno trovato i canali per potersi esprimere, anche grazie alla presenza di personalità straordinarie come quella di Alex Zanotelli. Le battaglie per i diritti e la difesa dei beni comuni hanno costituito elementi di aggregazione, di informazione e formazione permanente che hanno rappresentato la base indispensabile per una partecipazione politica «vera», reattiva a qualsivoglia forma di cooptazione e strumentalizzazione. La classe dirigente e quella parte di borghesia corrotta e indifferente rispetto allo sfascio della città, chiuse nei loro palazzi, non hanno percepito l'aria rivoluzionaria del cambiamento, non hanno realizzato l'irrompere del nuovo fenomeno politico, l'insorgere delle nuove soggettività politiche. Insomma, come spesso è accaduto nella storia, la nuova classe dirigente di Napoli si è formata nelle tenebre della democrazia, con sofferenza, rigore, umiltà, idealità e molta passione. Chi ha frequentato da vicino queste realtà ha potuto percepire uno iato profondo in termini qualitativi e di sensibilità politica e sociale tra il mondo della partecipazione diffusa e le istituzioni rappresentative. Da una parte, studi e analisi approfondite e pragmatiche per la migliore e più avanzata gestione della cosa pubblica, dall'altra azioni tese a conservare il potere e soprattutto a conservare loro stessi e i loro privilegi. Napoli è pronta per far partire un nuovo e importante laboratorio politico, unico in Italia per la situazione che si è venuta a realizzare, in grado di esprimere e gestire nuovi modelli di governo pubblico partecipato dei beni comuni e nuovi modelli di sviluppo sostenibile. Le nuove soggettività politiche, che con Luigi de Magistris hanno trovato la giusta rappresentanza, potranno dar luogo nei prossimi anni a sperimentazioni della politica, cambiandone stile, comportamenti, linguaggio.
Si è avviata dunque una nuova stagione: i migliaia di giovani di piazza Municipio che lunedì sera festeggiavano la vittoria di Luigi de Magistris non erano soltanto «arrabbiati», così come vuole far credere la stampa conformista, e non esprimevano sentimenti di antipolitica, ma piuttosto la ferma volontà di riconquistarsi con gioia il diritto al presente e al futuro, ben consapevoli che gli ultimi mohicani arroccati nei palazzi non concederanno nulla e tutto dovrà essere conquistato con lotta, impegno e coerenza. Io credo che proprio da Napoli possa partire un nuovo modo di far politica in grado di portare benefici agli stessi partiti. Da Napoli dovrà partire la Costituente internazionale dei beni comuni, a dieci anni dal Social forum di Genova.


La testimonianza che quanto stiamo costruendo anche a Macerata va nella direzione giusta...