In occasione della festa della donna è stata avviata dalla Regione Marche una campagna di sensibilizzazione contro la violenza: si è tenuto in Ancona (Piazza Roma) il primo di una serie di eventi, che coinvolgerà, per tutto il 2011 fino al 25 novembre (giornata internazionale contro la violenza sulle donne), alcuni comuni marchigiani aderenti all'iniziativa: il 12 novembre sarà il giorno di Macerata. Le forme della violenza. Il vuoto del silenzio. La vita delle parole: questo il titolo scelto per un percorso che “vuole affermare una cultura del rispetto delle differenze e delle identità per una trasformazione culturale che deve vedere impegnati tutti, dalle istituzioni alla società civile”.
Molteplici sono le forme della violenza sulla donna. Amnesty International differenzia quattro insiemi eterogenei che spesso finiscono per confondersi tra loro: violenza sessuale, fisica, psicologica e delle risorse. La vita domestica può nascondere una vita femminile dominata da: “rapporti sessuali non consensuali, in forma di stupro o incesto”, “limitazioni alla libertà di movimento delle donne”, “la proibizione imposta alla donna dal proprio compagno di avere un impiego o di detenere il controllo su quanto guadagna attraverso il proprio lavoro”, “accettazione di un matrimonio violento perché la separazione o il divorzio getterebbero "discredito" sulla famiglia”, “la vendita o la tratta di donne a scopo di prostituzione o lavoro forzato”, “l'assenza di un'appropriata legislazione o codice penale che riconosca la violenza sulle donne per mano del compagno o dei componenti della famiglia come una violazione dei diritti umani e un reato che deve essere indagato e punito”.Sono solo alcune delle modalità con cui la violenza penetra nella vita della donna creando lentamente quella spirale paralizzante di angoscia e paura, che annienta, nel vuoto del silenzio, il desiderio che le cose possano cambiare. Tale sacrificio quotidiano e silenzioso crea intorno a sé un vuoto di gioie e libertà, che rimanda sia all'impossibilità di trovare una “sicurezza” separata dalla dipendenza violenta da un uomo, sia all'assenza di un appiglio reale a cui aggrapparsi per tentare di rinascere in un'altra vita. A questo silenzio va data voce. La politica, allora, nella veste democratica di ciascun cittadino, dovrebbe sentirsi responsabile di riempire questo vuoto di “musica e parole”, citando Vecchioni (non certo di “bunga bunga”, per citare altri). Non il potere del denaro ma la vita delle parole, infatti, potrebbe avviare un processo di trasformazione culturale, capace di mettere in opera quella sensibilizzazione dello spirito, che avvicini ciascun cittadino ad una quotidiana cura per le ferite inferte alla donna: da una nuova comunità di persone democraticamente impegnate è possibile restituire alla donna un'altra sicurezza ed un'altra realtà in cui poter riscoprire la bellezza di vivere. Seguendo le indicazioni di Amnesty per la prevenzione della violenza domestica, il fiorire di questa solidarietà democratica potrebbe, cioè, favorire la crescita di pratiche orientate a:
condannare pubblicamente la violenza domestica; aumentare la consapevolezza dell’opinione pubblica su tale violenza; ripensare la scuola come luogo di educazione all'attraversamento dei pregiudizi alla base della violenza domestica; “abolire le leggi che discriminano le donne”; “assicurare che la violenza domestica sia considerata un reato”; “indagare e svolgere procedimenti giudiziari sulle denunce di violenza domestica”; “rimuovere gli ostacoli nei procedimenti su casi di violenza domestica”; “rendere obbligatoria la formazione del personale statale sulla violenza domestica”; “assicurare finanziamenti adeguati”; “realizzare e mettere a disposizione case rifugio per le donne in fuga dalla violenza domestica”; “fornire servizi di sostegno e assistenza”; “ridurre il rischio di violenza armata”; “raccogliere e pubblicare i dati sulla violenza domestica”; “far conoscere alle donne i propri diritti”.
Questo, mi auguro, sarà lo spirito che riempirà le piazze dei comuni marchigiani, creando le condizioni per la diffusione di molteplici forme di solidarietà politica e culturale, in grado di colmare il vuoto prodotto dalle forme della violenza. Le manifestazioni saranno costruite “attorno a due elementi portanti: l’invasione pacifica di cento sagome di donna a grandezza naturale che ridisegneranno il volto delle piazze ospitanti e una straordinaria maratona di lettura di storie di donne colpite dalla violenza e tratte dalla letteratura di tutti i tempi, a cui potranno liberamente aderire tutti i cittadini. La lettura collettiva sarà un modo diverso di far festa nel tentativo di generare una comunità umana consapevole”. Una lettura collettiva per una comunità umana consapevole.
Alessandro Colella
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