Martedì 29 marzo, a Roma, il movimento l'AltraRiforma ha concluso un anno di lavori, assemblee e dibattiti con la pubblicazione in rete del documento Altra Riforma: “la riforma dell'Università scritta da studentesse e studenti”. Chiunque voglia lo può consultare liberamente sul sito: http://issuu.com/retedellaconoscenza/docs/altrariforma.
Hanno partecipato ai workshop e all'assemblea 227 studenti da 21 atenei italiani. Le realtà organizzate che vi hanno preso parte sono: Assemblea Permanente Urbino, Ateneo Controverso – Cosenza, Collettivo duekappaotto – Campobasso, Coordinamento universitario Link Tuscia, LINK Benevento, LINK Fisciano – Salerno, LINK Bari, LINK Kollettivo Foggia, LINK Napoli, Link Roma, LINK Siena, LINK Taranto Lista di Sinistra – Trieste, Movimento Studenti Macerata, Osserva - Osservatorio Indipendente d'Ateneo – Udine, Panenka – Bologna, Sindacato degli Studenti – Padova, Sinistra Per – Pisa, Si Studenti Indipendenti – Torino, UDU Lecce.
Non c'è democrazia senza diritto. Non c'è democrazia senza rivendicazione di diritti. Non c'è rivendicazione possibile senza movimenti di persone che si facciano responsabili di ciò che nessuno tranne essi stessi possono realizzare. Impegnarsi per la democrazia non è un'eccezione ma la condizione indispensabile, purtroppo non necessariamente sufficiente, per una sua auspicabile realizzazione. Non è un ingenuo giochetto di parole affermare che i movimenti mettono in movimento la democrazia; lo fanno credendo di poter cambiare la realtà per cui si impegnano, inventandosi nuove pratiche, creando nuovi spazi, trasformando continuamente ciò che sono e le persone che li animano: quando si genera il nuovo la democrazia si muove, quando il nuovo diventa diritto la democrazia si realizza. Una democrazia statica, cristallizzata in ciò che è, rassegnata a non poter essere diversamente, purtroppo non è semplicemente incapace di muoversi e realizzarsi, ma regredisce drammaticamente insieme ai suoi cittadini.
Diritto allo studio & welfare, democrazia & autogoverno, finanziamenti agli atenei, contribuzione studentesca, dottorato di ricerca, precari & ricerca, ruolo unico della docenza, ricerca libera, didattica: sono questi i temi affrontati dall'Altra Riforma dell'Università. A partire da qui, lottare e resistere alla non-università dei nostri tempi potrebbe significare altro dal dire sì o no ad una non-riforma dell'Università. Oltre la banalità dell'accettazione rassegnata e la rabbia del rifiuto, quest'ultima indispensabile ma sterile se finalizzata a se stessa, le giovani studentesse e i giovani studenti italiani hanno mostrato quanto possa valere la creatività del pensare in comune. In un tempo in cui l'educazione, la formazione e la cultura vengono prepotentemente estromesse da una vita sociale confinata in una non ben definibile individualità, pensare creativamente ed in comune una nuova università significa realizzare un modo di essere cittadini per certi versi davvero rivoluzionario. Questa possibilità, offerta all'Università italiana non da rettori, professori o ricercatori ma dalle sue studentesse e dai suoi studenti, si mostra come una via aperta da seguire per essere integrata e rinnovata da nuove voci e da nuove idee; anche da chi ancora non ha avuto modo di parteciparvi direttamente. La rete della conoscenza è in movimento, così le persone che la animano; un movimento comune che continuerà a qualificarsi pubblicamente anche attraverso le mobilitazioni del 9 e del 19 aprile fino allo sciopero generale indetto per il 6 maggio; momenti di aggregazione e rivendicazione pubblica in cui il pensare potrà, forse, trovare nuovi stimoli per migliorarsi.
Tuttavia, una questione assilla chi scrive questo articolo da un po' di tempo: Michel Foucault, che ha fatto della sua vita una pratica del pensare, prima di scrivere una delle sue opere più controverse, quale poi si è rivelata Sorvegliare e punire, partecipò attivamente al GIP, Gruppo d'informazione sulle prigioni; senza questo lavoro diretto di informazione e conoscenza sul campo, probabilmente non sarebbe stato in grado di scrivere la sua opera, o quantomeno l'avrebbe scritta diversamente. Si potrebbe dire che non sarebbe stato in grado di pensare la prigione. Direi che la questione/provocazione potrebbe essere avanzata così: siamo in grado oggi di pensare l'Università? In parte certamente sì, e il movimento AltraRiforma lo mostra ampiamente; tuttavia, permane, se non altro in chi scrive questo articolo, il dubbio che questo percorso attraverso il mondo dell'Università, orientato ad una sua vera rinascita, necessiti di un'informazione rinnovata. Un'informazione dalla quale far nascere quella consapevolezza materiale della vita universitaria che permetta veramente di pensarla diversamente da come l'abbiamo pensata finora, oltre ogni freno più o meno riformatore, in comune e creativamente. Un Gruppo d'informazione per l'Università?...
Alessandro Colella
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