21.12.10

Liberavoce liberapenna: raccontare Roma

Crediamo che il modo migliore per praticare una politica nuova, propriamente rivoluzionaria, sia ridare voce alle persone, a chi soffre e chi lotta, in particolare se è ancora in grado di sognare...
A Roma, martedì scorso, è emerso un conflitto politico che è generazionale, sociale, culturale; proviamo a raccontare ancora quanto accaduto attraverso le parole di chi ha vissuto quei momenti, per ripartire da quella piazza e costruire quel percorso comune e collettivo che solo può generare un cambiamento radicale e strutturale.
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Francesca, Macerata, 17 anni, studentessa, Rete degli Studenti - Medi, sa sognare ma non ha futuro...
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Roma, 14.12.2010: Sarà una data che i nostri posteri ricorderanno? Non lo sappiamo, ma a noi piace pensare che un pò di storia la stiamo scrivendo anche noi. Noi, il cosiddetto "potere dal basso", la massa, il popolo. Ma poi realmente chi è a fare la storia se non noi che siamo gente qualunque?
Il sole spacca le pietre oggi, a Roma, l'aria è fredda e una certa tensione è palpabile. Operai, studenti, campani, aquilani, immigrati, centri sociali... Siamo tutti uniti, tutti insieme da tutta Italia per dire basta a questo scempio. Siamo l'Italia che è stufa di vedere ogni giorno la nostra democrazia assassinata da un governo che sotto false vesti nasconde una dittatura subdola e talmente ridicola che sfiora il grottesco. "Noi la crisi ve la creiamo" "Berlusconi, dimissioni", i nostri gridi di battaglia...
Partiamo dal Colosseo, poi un altro corteo di studenti si unisce a noi, siamo tantissimi. Sappiamo tutti che non sarà una giornata facile, e che non lo saranno nemmeno le prossime: oggi si vota la fiducia, non si parla d'altro da un mese; qualcuno spera,ma chi più chi meno, siamo tutti consapevoli che non cambierà niente, che Silvio ha comprato un numero di parlamentari sufficiente per non far cadere il governo: è un senso di rassegnazione intriso nella nostra società da anni, assistiamo ogni giorno a continue infamie politiche senza battere ciglio, lasciamo correre, ogni volta pensiamo di aver toccato il fondo, ma la volta dopo realizziamo subito che il fondo è ancora più basso e schifoso. Forse è perchè siamo stanchi di questa rassegnazione, ma c'è una rabbia che ribolle da anni, che sta scoppiando, forse abbiamo iniziato a sentirci più sovrani, e ad acquisire nuova consapevolezza che non siamo noi a dover temere loro,ma il contrario. Noi, in piazza, di martedì siamo 50.000 (o 100.000? ma che importa!) e loro a scaldare la sedia in parlamento e a decidere le sorti di noi tutti 910 pressappoco.
Piazza Venezia, zona rossa, blindata,l'adrenalina sale, i primi "scontri" con le forze dell'ordine e il lanci di alcuni sacchi di immondizia:quella che ci ricopre tutti fino alla testa, quella che studenti e lavoratori si vedono tirare addosso ai propri diritti, quella che ogni giorno i campani calpestano a terra, quella che gli aquilani hanno visto gettare addosso ai nomi dei propri cari morti in nome del buonismo più meschino che si fa campagna elettorale sulla vita degli altri,pronto a sparire appena abbassano i riflettori. Tutto a un tratto iniziano a lanciare lacrimogeni, ci allontaniamo, cerchiamo di non respirare e sappiamo che è solo l'inizio.Il corteo riesce a ripartire , riprendiamo a camminare e poi la prima indiscrezione: la Camera ha approvato la fiducia. Un'urlo di disapprovazione esce dal nostro stomaco,siamo delusi: un pò ci credevamo. Ora l'aria è più tesa, più arrabbiata.
Il corteo deve finire in Piazza del Popolo, ma ci sono gli scontri, quelli veri, la Polizia sta caricando, la rabbia che fin'ora è stata repressa si sta svegliando. 1968?1977?2001? No, questo è un nuovo movimento, siamo giovanissimi e arrabbiati, indignati, sentiamo lo schifo addosso,vogliamo lottare. Siamo l'Italia nuova, vogliamo rimettere le basi per costruire qualcosa di bello, pulito, che funzioni. Sognamo un'istruzione degna del nostro Paese (quello con la p maiuscola, che va da Dante a Pasolini),sogniamo di non dover lasciare l'Italia per trovare un posto fisso, sognamo un posto dove i nostri diritti siano messi al primo posto. Solo sogni? Eppure a me sembrano le basi di una vera democrazia, anzi, della NOSTRA Costituzione...
Questa spinta propulsiva ci porta ad andare avanti, non possiamo entrare in Piazza del Popolo, lo scenario parla chiaro: fumo, fuoco, lacrimogeni, forse la rivoluzione. La nostra tappa è La Sapienza,lì si conclude il nostro viaggio, non l'ultimo ma il primo di una lunga serie.Torniamo a casa stanchi ma non abbatutti, sapendo che oggi è nato qualcosa che dobbiamo raccontare perchè non muoia il desiderio di riemergere dalle macerie di questa Italia dilaniata. Una volta l'avevano chiamata Resistenza, questa come la chiameranno?

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