7.12.10

La questione di genere: "Dalla parte delle bambine"


Inizia da dicembre la rubrica di approfondimento che propone letture interessanti e attente alle questioni che ci toccano più da vicino. Suggerendo itinerari semplici e accessibili a tutti, vogliamo offrire la possibilità di confrontarsi con testi importanti e piacevoli per costruire idee e riflessioni. La rubrica si articola per aree tematiche e suggerisce, attraverso la recensione e il commento, un libro a settimana, per fare in modo che ogni mese possa strutturarsi un percorso di lettura e discussione. Ovviamente sono bene accetti suggerimenti e riflessioni.


Il primo itinerario che vorremmo proporre è quello relativo alla questione di genere, tanto discussa e tanto utilizzata in modo strumentale, poco conosciuta e poco approfondita con attenzione e aderenza alla realtà. Partendo dalla considerazione che la differenza di genere è radicata nel più profondo della nostra società, ma soprattutto nel più profondo modo di vivere di ognuno di noi, annotiamo come primo testo “Dalla parte delle bambine” di Elena Gianini Bellotti. È un testo del 1973, che quindi risente sicuramente dell’influenza del femminismo dell’epoca, il più “arrabbiato”nella storia. È comunque un’opera da cui partire, perché ci fornisce un’analisi chiara e completa sulla questione di genere in Italia, che va a scoprire i più nascosti e impliciti comportamenti coinvolti nell’educazione dei maschi e delle femmine: non dei bambini in quanto esseri umani, ma dei bambini in quanto femmine o maschi. E perchè a questo punto schierarsi dalla parte delle bambine? Perchè, come si comprende tra le righe scritte con estrema chiarezza dalla Bellotti, questa situazione è tutta a sfavore delle bambine che nella vita vengono educate, sin dai primi mesi di vita, alla rinuncia e al sacrificio dagli adulti, in particolare dalla madre che conserva una sorta di falsa coscienza imposta e in un certo senso autoimposta. Tali comportamenti vanno dallo svezzamento precoce, alla scelta di giochi “responsabilizzanti”, a pratiche didattiche di conformismo, che limitano la creatività delle bambine. L’influenza dei condizionamenti sociali nella formazione del ruolo femminile nei primi anni di vita” ha un ruolo fondamentale, che viene spesso negato in nome di presunte differenze genetiche,innate. Ecco allora che se da un lato si abitua la bambina all’autonomia e alla responsabilità, dall’altro la si educa alla dipendenza dall’uomo: questo con l’utilizzo di fiabe, in cui principesse vengono salvate da principi (come se non fossero in grado di potersi tirar fuori dai problemi da sole!), e che vivono felici e contente solo dopo averli sposati. Poi se vogliamo fare un’ulteriore riflessione notiamo che questo tipo di “educazione sentimentale” impartita alle femmine, continua anche in età adulta: chi non ricorda “Pretty woman” dove Jolia Roberts, prostituta giovane, povera e sola, viene salvata (e sfruttata, in molti se lo dimenticano che Richard Gere non ha fatto altro che favorire la prostituzione) da un uomo affascinante, potente e ricco, che si presenta a lei, non col cavallo bianco ma con una macchina di lusso. Tali discorsi divengono allora cosi attuali e il 1973 non sembra poi così lontano, discorsi che quando vengono scomposti e analizzati dalla Bellotti, è come se tutti, e soprattutto tuttE noi in qualche modo l’avessimo una volta nella vita intuito e percepito, ma con difficoltà compreso e spiegato a noi stesse.

2 commenti:

  1. Bella recensione, bell'itinerario. Complimenti.
    Ste'

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  2. Idea molto interessante e commento molto bello.
    Continuate così.

    Daniele.

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