12.11.11

Rubata una fabbrica, di notte. I padroni se la portano via

Riportiamo di seguito l'articolo pubblicato sul Manifesto da Sergio Sinigaglia sulla situazione della Best di Montefano, azienda svuotata e trasferita nella notte all'insaputa dei lavoratori. Siamo con i lavoratori e le lavoratrici della Best.

di Sergio Sinigaglia    
“il Manifesto”, 08.11.2011

La multinazionale Usa Nortek fa svuotare l'azienda di Macerata dagli operai polacchi. 126 dipendenti licenziati, i macchinari trasferiti in Polonia dopo il furto. Ora i lavoratori presidiano l'edificio vuoto

Prendi la fabbrica e scappa. Non è il titolo di un film, ma l'incredibile vicenda che si è consumata nella notte di Halloween nelle Marche. Una storia emblematica dei tempi in cui viviamo, dove elite finanziarie e multinazionali decidono le sorti delle persone con scelte spietate. Agiscono di notte come i ladri e si portano via i macchinari.
Siamo a Montefano, piccolo comune del Maceratese. 3600 abitanti, poche piccole imprese artigiane e un unico insediamento industriale, la Best che occupa 126 persone. L'azienda fa parte del gruppo omonimo che, dal 1995, a sua volta è proprietà della Nortek, una multinazionale americana di Providence. È leader nel nord del paese nel settore dei sistemi di ventilazione domestica e industriale. In Europa ha tre stabilimenti di produzione delle cappe, due in Italia, nelle Marche. Il primo è a Montefano, l'altro a Cerreto d'Esi e occupa 230 addetti. Il terzo è stato aperto qualche anno fa in Polonia a Zabrze e vi lavorano 250 operai. Lo stabilimento di Montefano produce motorini e convogliatori, a Cerreto si fanno solo cappe, in Polonia il ciclo produttivo è completo, con una flessibilità selvaggia, tanto che gli occupati variano secondo il periodo e il numero di 250 è assai elastico.
L'impianto di Montefano come ci racconta Rossella Marinucci della Fiom di Macerata, recentemente ha visto cambiare per ben tre volte il gruppo dirigente. L'ultimo si è insediato nel 2010. «Il gruppo - racconta Rossella - negli ultimi tempi ha iniziato ad avere un calo di fatturato, ma qui a Montefano si è sempre continuato a lavorare in equilibrio economico, con un bilancio in attivo, seppur di poco, anche nei periodi peggiori. Anche la produttività, al 92%, è stata buona con un'alta professionalità dei lavoratori». I quali sono in prevalenza donne, molto giovani e spesso componenti di uno stesso nucleo famigliare. «Abbiamo avuto periodi - prosegue la Marinucci - in cui abbiamo utilizzato gli ammortizzatori sociali. A Montefano per un paio di anni il contratto di solidarietà, a Cerreto la cassa integrazione straordinaria, però tutto si manteneva all'interno del contesto generale di crisi». Ma con l'arrivo dell'ultimo management le cose sono cambiate. «Sin dall'inizio abbiamo avuto l'impressione che volessero ridimensionare. Prima di questa estate hanno manifestato la preoccupazione che gli americani non volessero pareggiare i conti in rosso. Ad agosto ci è stato detto che avrebbero presentato un piano industriale per riorganizzare il gruppo». Il campanello d'allarme arriva quando il cliente principale fa improvvisamente un ordinativo assurdo, praticamente quello che normalmente chiedeva in un anno. Dunque un ordine di scorta. Ma la proprietà, dall'America, continua ad assicurare sulle sue buone intenzioni. Fino al truffaldino epilogo.
L'ultimo incontro con i sindacati si svolge il 19 ottobre. Viene aggiornato al 31 con l'intenzione, finalmente, di entrare in merito al piano industriale. Ma lunedì la direzione comunica che in settimana, visto il ponte del primo novembre e il «possibile calo di produzione», lo stabilimento di Montefano rimarrà chiuso. Sconcerto tra gli operai che non avendo ammortizzatori sociali attivi devono prendere le ferie. Nessuno può prevedere quello che accade nella notte delle streghe e quella successiva. Una squadra di operai fatta venire apposta dalla Polonia smantella completamente tutte le linee produttive e svuota la fabbrica. Una cosa che crediamo non abbia precedenti in Italia. «Ce ne siamo accorti perché il responsabile della produzione ha telefonato mercoledì mattina informandoci che il gruppo ha deciso di chiudere lo stabilimento di Montefano. Nel giro di quindici minuti ha poi telefonato ai fornitori per avvisarli che lì non ci sarà più alcuna produzione e tutto verrà trasferito in Polonia. Ripensandoci, venerdì 28, all'ultimo turno, degli incaricati della proprietà si sono messi a cambiare le serrature con la scusa che c'erano stati dei furti. Ma chi si poteva immaginare una cosa del genere?». Da ieri i lavoratori sono tutti in presidio permanente fuori dai cancelli della fabbrica. Completamente vuota.

3 commenti:

  1. Ma la fabbrica di cerreto d'esi è ancora piena? Occupate subito quella!!! Sequestrategli i macchinari a questi bastardi!!! Questa cosa è allucinante...

    RispondiElimina
  2. sono venuto a conoscenza di questo fatto a dir poco incredibile ieri sera durante la trasmissione di Santoro e non posso che esprimere la mia solidarietà per tutte quei lavoratori che hanno subito tale ingiuria. Sono consapevole che con la sola solidarietà si fa ben poco perciò spero che la visibilità data alla triste vicenda possa essere utile alla loro causa.
    MI è capitato di sentire che in casi del genere alcuni lavoratori americani si sono organizzati e hanno rilevato la fabbrica che li aveva cacciati costituendosi in una specie di cooperativa...non so se è fattibile ma la butto lì. un abbraccio

    RispondiElimina
  3. la fabbrica di Cerreto d'Esi è piena, sì. I sindacati sono in trattativa con l'azienda e mediano con le istituzioni per provare a riaprire la fabbrica, che non può essere autogestita perché mancano i macchinari che son stati portati via. Cmq i lavoratori sono in presidio a oltranza e li trovate ancora là alla Best. Noi torneremo domenica anche per raccogliere materiale da pubblicare sul nostro blog, e denunciare un episodio vergognoso (ma non isolato) di abuso dei padroni.

    RispondiElimina