di Alessandra Pierini
Anche a Macerata, come in altre 80 città italiane, questa mattina gli studenti hanno protestato contro il Ddl Gelmini. Un corteo composto di più di 500 persone, secondo le autorità, è partito questa mattina da piazza della Vittoria per arrivare fino in piazza Cesare Battisti dove la manifestazione si è conclusa con una conferenza stampa. «Saremmo stati molti di più – ha precisato Stefano Casulli, LGS Macerata - ma in seguito alla riforma la partecipazione allo sciopero incide sulla condotta e anche chi, nel giorno dello sciopero, è assente per malattia deve portare un certificato.» i 500 non hanno comunque fatto sentire la mancanza dei compagni e si sono attrezzati con striscioni e t-shirt sui quali apparivano gli slogan scelti per comunicare un malessere nei confronti della nuova situazione scolastica. «La protesta è partita dagli studenti liceali – precisa Casulli – che ci hanno chiesto aiuto per l’organizzazione alla quale poi hanno aderito i sindacati, i gruppi studenteschi, Officina Universitaria, il Collettivo Spam. Questa non è una manifestazione partitica ma chiediamo al sindaco e a tutte le autorità di manifestare la posizione della città che è contraria al decreto Gelmini.»
Sono stati i rappresentanti degli studenti delle diverse scuole maceratesi, con le loro testimonianze dirette, a ricostruire come si presenta attualmente la realtà scolastica.«Tagliare fondi alla scuola.– ha detto Luca Sagripanti dell’Itas – vuol dire tagliare il futuro. A chi affiderete il Paese’ A qualcuno che non saprà dirigerlo perché non ha avuto l’opportunità di formarsi.» Le proteste non hanno però solo una base ideale, lo ha sottolineato Caterina Recchi del Liceo Scientifico “Galilei”: «I tagli li sentiamo sulla nostra pelle. Le classi sono di 30 persone, le ore di scuola diminuiscono e non ci sono neanche i professori di sostegno. Per fare le assemblee di istituto dobbiamo chiedere un contributo di 4 euro agli studenti, che già pagano la tassa di iscrizione, per affittare il Cinema Italia.» L’elenco dei problemi che riguardano il mondo scolastico è andato avanti molto a lungo: Iacopo Cipriani del Liceo Scientifico “Galilei” ha parlato dell’edilizia fatiscente «troppi soldi per l’esercito e pochi per le nostre classi», Paolo Giorgi dell’Itc Gentili ha richiamato l’attenzione sui problemi di sicurezza e ancora un rappresentante dell’Istituto artistico ha elencato tutto ciò che manca nell’istituto: «Non facciamo gite, non abbiamo i colori, ci cadono addosso pezzi di intonaco, per andare in bagno quando siamo al piano terra dobbiamo salire fino all’ultimo piano e per giunta la carta igienica da noi non esiste, neanche le bidelle l’hanno mai vista.»
Ha le idee molto chiare Alessia Cartechini del Liceo Scientifico Galilei: «Tutti hanno il diritto di essere considerati studenti, qualunque sia la loro media dei voti. In una classe di 30 persone non è così. Abbiamo visto che anche il personale Ata è stato ridotto. Noi abbiamo 10 Ata, di cui 3 diversamente abili, e questo ci fa piacere perché hanno diritto ad un posto di lavoro, per 1000 studenti. Negli anni diverse classi sono state smembrate e gli insegnanti cambiano continuamente, anche nelle materie importanti, modificando di volta in volta il metodo di studio. Ditemi voi se posso uscire da scuola con conoscenze certe e sicure.»Anche Marco Perugini, studente dell’Istituto Pannaggi, che, insieme ai compagni di classe, si è attaccato in fronte un pezzo di nastro adesivo con la scritta “No al bavaglio” ha voluto dire la sua: «La nostra scuola sarà chiusa tra 5 o 6 anni al massimo per mancanza di fondi e così anche i nostri laboratori, all’avanguardia ma costosi. A giugno affronterò la maturità e lo farò con professori che ho appena incontrato e che non mi conoscono.» Presenti anche due studentesse del Liceo Classico “Leopardi”: «i nostri rappresentanti di istituto non sono potuti venire perché i professori, per evitare che partecipassimo allo sciopero, hanno programmato dei compiti in classe. Anche il nostro liceo ha tutti i problemi di cui si è parlato finora, pensate che non c’è neanche un’infermeria e la nostra bidella ha dovuto improvvisarne una in sala professori. Non ci sono bagni per maschi e femmine in tutti i piani e non possiamo uscire tutti dalle stesse scale, alcuni devono usare la secondaria.»
Enrico Gezzi di Collettivo Spam e Francesco Interlenghi di Officina Universitaria hanno deciso con i loro gruppi universitari di essere vicini ai liceali: «Ci sentiamo in dovere di essere al loro fianco per una scuola libera e aperta a tutti. Abbiamo parlato con gli studenti e accolto le loro proteste. Il 16 ottobre saremo a Roma con i lavoratori Fiom e nel tempo continueremo, durante assemblee generali, a confrontarci con i singoli istituti.»La manifestazione, pur partecipata, è stata molto pacifica. Per tutti una certezza: «La protesta di oggi non è un arrivo ma solo una partenza.»
Anche a Macerata, come in altre 80 città italiane, questa mattina gli studenti hanno protestato contro il Ddl Gelmini. Un corteo composto di più di 500 persone, secondo le autorità, è partito questa mattina da piazza della Vittoria per arrivare fino in piazza Cesare Battisti dove la manifestazione si è conclusa con una conferenza stampa. «Saremmo stati molti di più – ha precisato Stefano Casulli, LGS Macerata - ma in seguito alla riforma la partecipazione allo sciopero incide sulla condotta e anche chi, nel giorno dello sciopero, è assente per malattia deve portare un certificato.» i 500 non hanno comunque fatto sentire la mancanza dei compagni e si sono attrezzati con striscioni e t-shirt sui quali apparivano gli slogan scelti per comunicare un malessere nei confronti della nuova situazione scolastica. «La protesta è partita dagli studenti liceali – precisa Casulli – che ci hanno chiesto aiuto per l’organizzazione alla quale poi hanno aderito i sindacati, i gruppi studenteschi, Officina Universitaria, il Collettivo Spam. Questa non è una manifestazione partitica ma chiediamo al sindaco e a tutte le autorità di manifestare la posizione della città che è contraria al decreto Gelmini.»
Sono stati i rappresentanti degli studenti delle diverse scuole maceratesi, con le loro testimonianze dirette, a ricostruire come si presenta attualmente la realtà scolastica.«Tagliare fondi alla scuola.– ha detto Luca Sagripanti dell’Itas – vuol dire tagliare il futuro. A chi affiderete il Paese’ A qualcuno che non saprà dirigerlo perché non ha avuto l’opportunità di formarsi.» Le proteste non hanno però solo una base ideale, lo ha sottolineato Caterina Recchi del Liceo Scientifico “Galilei”: «I tagli li sentiamo sulla nostra pelle. Le classi sono di 30 persone, le ore di scuola diminuiscono e non ci sono neanche i professori di sostegno. Per fare le assemblee di istituto dobbiamo chiedere un contributo di 4 euro agli studenti, che già pagano la tassa di iscrizione, per affittare il Cinema Italia.» L’elenco dei problemi che riguardano il mondo scolastico è andato avanti molto a lungo: Iacopo Cipriani del Liceo Scientifico “Galilei” ha parlato dell’edilizia fatiscente «troppi soldi per l’esercito e pochi per le nostre classi», Paolo Giorgi dell’Itc Gentili ha richiamato l’attenzione sui problemi di sicurezza e ancora un rappresentante dell’Istituto artistico ha elencato tutto ciò che manca nell’istituto: «Non facciamo gite, non abbiamo i colori, ci cadono addosso pezzi di intonaco, per andare in bagno quando siamo al piano terra dobbiamo salire fino all’ultimo piano e per giunta la carta igienica da noi non esiste, neanche le bidelle l’hanno mai vista.»
Ha le idee molto chiare Alessia Cartechini del Liceo Scientifico Galilei: «Tutti hanno il diritto di essere considerati studenti, qualunque sia la loro media dei voti. In una classe di 30 persone non è così. Abbiamo visto che anche il personale Ata è stato ridotto. Noi abbiamo 10 Ata, di cui 3 diversamente abili, e questo ci fa piacere perché hanno diritto ad un posto di lavoro, per 1000 studenti. Negli anni diverse classi sono state smembrate e gli insegnanti cambiano continuamente, anche nelle materie importanti, modificando di volta in volta il metodo di studio. Ditemi voi se posso uscire da scuola con conoscenze certe e sicure.»Anche Marco Perugini, studente dell’Istituto Pannaggi, che, insieme ai compagni di classe, si è attaccato in fronte un pezzo di nastro adesivo con la scritta “No al bavaglio” ha voluto dire la sua: «La nostra scuola sarà chiusa tra 5 o 6 anni al massimo per mancanza di fondi e così anche i nostri laboratori, all’avanguardia ma costosi. A giugno affronterò la maturità e lo farò con professori che ho appena incontrato e che non mi conoscono.» Presenti anche due studentesse del Liceo Classico “Leopardi”: «i nostri rappresentanti di istituto non sono potuti venire perché i professori, per evitare che partecipassimo allo sciopero, hanno programmato dei compiti in classe. Anche il nostro liceo ha tutti i problemi di cui si è parlato finora, pensate che non c’è neanche un’infermeria e la nostra bidella ha dovuto improvvisarne una in sala professori. Non ci sono bagni per maschi e femmine in tutti i piani e non possiamo uscire tutti dalle stesse scale, alcuni devono usare la secondaria.»
Enrico Gezzi di Collettivo Spam e Francesco Interlenghi di Officina Universitaria hanno deciso con i loro gruppi universitari di essere vicini ai liceali: «Ci sentiamo in dovere di essere al loro fianco per una scuola libera e aperta a tutti. Abbiamo parlato con gli studenti e accolto le loro proteste. Il 16 ottobre saremo a Roma con i lavoratori Fiom e nel tempo continueremo, durante assemblee generali, a confrontarci con i singoli istituti.»La manifestazione, pur partecipata, è stata molto pacifica. Per tutti una certezza: «La protesta di oggi non è un arrivo ma solo una partenza.»
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