8.2.12

OccupyMacerata: lettera della neve ai maceratesi

Riporto di seguito il contenuto di una lettera che ho trovato sommersa dalla neve sotto la Torre di Piazza della Libertà.
Stefano Casulli

Macerata Occupata: lettera della neve ai cittadini.
Cari maceratesi,
non potete immaginare con quale gioia ho accolto l’invito dell’assemblea universale di Gaia a riempire le strade vostre e di tutti gli italiani.
Come solo Tolkien e pochi visionari hanno compreso, noi figli (e componenti) di Madre Natura siamo soliti riunirci e decidere democraticamente, tutti insieme, cosa fare sulla terra: lo sbocciare delle sorelle rose, il fiorire degli alberi, ma anche lo sfogarsi dei mari (quelle che nominate “tempeste”, giusto?), il correre dei venti, l’inondare di raggi del fratellone Sole… E’ tutto deciso in comune accordo, fatto salvo che tutti gli elementi chiedono uno spazio equo per mettersi in mostra (voi lo chiamate “alternare delle stagioni”).
E così questa volta tocca a me…
Eh sì che finora me ne sono stata buona buona, nonostante l’inizio della mia stagione, l’inverno, e le insaziabili richieste di voi umani che pretendete sempre la mia discesa durante quel periodo di festa cui dedicate in Italia così tanti giorni…

Ho disobbedito al volere degli altri elementi, lo ammetto! Avrei dovuto scendere giù nelle passate settimane, accoccolarmi sui Monti Sibillini e poi fare una capatina da voi, nelle belle colline marchigiane, per esaudire i desideri di tutti. Ho disobbedito lo ammetto! Ma non mi scuso!
Solo il mio candore e la mia infinita bontà (che in misura inversamente proporzionale all’eta voi umani potete capire!) vi evitano il solito rimprovero: i vostri finti artifici, la vostra arroganza, il desiderio di consumare e bruciare stanno innalzando la temperatura e rendono sempre più faticosa la mia discesa!
Ma non è di questo che voglio parlarvi.

Il mio rimbrotto è piuttosto che voi italiani e maceratesi vi state atrofizzando!!! I vostri pensieri si cristallizzano come un mio fiocco su un terreno ghiacciato!!!
Avete sospeso le vostre regole democratiche in nome di non si sa bene cosa.
Vi state assopendo sotto un monopensiero che noi nessuno di noi condivide!
Tenete nelle vostre mani le passioni tristi: il disincanto, il principio di realtà, la tristezza, la debolezza. Parole che fanno rima con quelle che trovate sui vostri pezzi di carta: crisi, spread, debito. Termini aulici (per me, semplice e chiara, persino incomprensibili) che vi sputano addosso come macigni.
E così, ho deciso di scendere io. Scendere in piazza, nelle strade, sugli ombrelli e sui cappelli. Ho deciso di Occupare Macerata.
Ho occupato Macerata per dimostrarvi come si sta bene senza le automobili
Ho occupato Macerata per stimolare in voi, giovani e meno giovani, il desiderio di giocare
Ho occupato Macerata per veder diffondere questo desiderio
Ho occupato Macerata per contare il numero delle persone in centro storico e scoprire che una domenica di neve (ops, di me) è più affollata e ricca di una normale domenica d’autunno
Ho occupato Macerata per ridare il potere ai bambini
Ho occupato Macerata per chiudere le finestre e aprire le porte delle case, per riprendere gli slittini, per tirare le palle di me
 Ho occupato Macerata per ricordare a tutti che si lavora per vivere, non viceversa, e che un giorno “slow” (come dite voi) è un giorno fantastico
Ho occupato Macerata perché la stessa gioia e speranza che ho visto negli occhi degli indignati dei vostri Paesi la vedo tutte le volte che un bambino si sveglia con la città imbiancata
Ho occupato Macerata per crearvi confusione, ma farvi vedere che dopo un paio di giorni si può vivere bene e felici lo stesso, dividendosi il lavoro e gli impegni
Ho occupato Macerata per vedere volontari e singoli cittadini, donne e uomini, e poi tanti tanti ragazzi che spalavano me con le pale dei nonni
Ho occupato Macerata perché qui, come altrove, per recuperare il senso del vivere sociale e civile serve una pausa di riflessione.

Non accetto disincanto: vorrei per voi un futuro diverso.
E, forse, il mio candore disobbediente può esservi d’aiuto.


La NEVE

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